Legge 104: stangata sui permessi. Ecco le ultime novità
La legge 104 è, ad oggi, un importantissimo strumento volto agevolare e sostenere coloro che si trovano in una condizione di disabilità. Una delle prerogative previste da tale legge concerne la possibilità, per i lavoratori, di richiedere dei permessi, parametrati all’orario e alla tipologia di lavoro svolto, ai fini di prestare assistenza a familiari nello svolgimento di attività quotidiane a loro precluse da una delle condizioni di disabilità riconosciute dalla legge.
Soprattutto con riguardo a tali permessi è importate non solo osservare e rispettare la normativa vigente, ma anche la stessa giurisprudenza che frequentemente si è ritrovata a discutere su tali tematiche, definendo i confini dell’applicazione normativa.
Sul punto, a più riprese, la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore dipendente, titolare dei permessi garantiti dalla 104, il quale si allontana senza giustificato motivo, viola i principi di correttezza e buona fede.
Il contesto di cui si parla è particolarmente delicato, posto che, al fine di svolgere tutte quelle attività assistenziali di cui il soggetto disabile ha bisogno è, talvolta, necessario allontanarsi dal luogo di abitazione di quest’ultimo (ad es. pagare una bolletta, recarsi al supermercato o prenotare una visita medica).
Ovviamente se ci si allontana per svolgere delle attività utili al disabile non si incorre in nessuna violazione, ma in caso contrario, come stabilito dalla stessa giurisprudenza di legittimità, nel momento in cui ci si allontana per lo svolgimento di attività di proprio interesse, si rischia anche il licenziamento.
Tuttavia, oltre a sottolineare e condannare duramente l’utilizzo non consono di tali permessi, gli Ermellini hanno evidenziato alcuni punti a favore di chi assiste un familiare coperto dalla legge 104, soprattutto sul tema del trasferimento.
Infatti, necessario e sufficiente affinché il dipendente possa opporsi al trasferimento in altra sede lavorativa è che assista un familiare al quale sono riconosciuti i diritti previsti dalla legge 104, a prescindere dalla gravità della disabilità dell’assistito.
Dott.ssa Veronica Venturi
Dott. Emilio Brogna
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Soprattutto con riguardo a tali permessi è importate non solo osservare e rispettare la normativa vigente, ma anche la stessa giurisprudenza che frequentemente si è ritrovata a discutere su tali tematiche, definendo i confini dell’applicazione normativa.
Sul punto, a più riprese, la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore dipendente, titolare dei permessi garantiti dalla 104, il quale si allontana senza giustificato motivo, viola i principi di correttezza e buona fede.
Il contesto di cui si parla è particolarmente delicato, posto che, al fine di svolgere tutte quelle attività assistenziali di cui il soggetto disabile ha bisogno è, talvolta, necessario allontanarsi dal luogo di abitazione di quest’ultimo (ad es. pagare una bolletta, recarsi al supermercato o prenotare una visita medica).
Ovviamente se ci si allontana per svolgere delle attività utili al disabile non si incorre in nessuna violazione, ma in caso contrario, come stabilito dalla stessa giurisprudenza di legittimità, nel momento in cui ci si allontana per lo svolgimento di attività di proprio interesse, si rischia anche il licenziamento.
Tuttavia, oltre a sottolineare e condannare duramente l’utilizzo non consono di tali permessi, gli Ermellini hanno evidenziato alcuni punti a favore di chi assiste un familiare coperto dalla legge 104, soprattutto sul tema del trasferimento.
Infatti, necessario e sufficiente affinché il dipendente possa opporsi al trasferimento in altra sede lavorativa è che assista un familiare al quale sono riconosciuti i diritti previsti dalla legge 104, a prescindere dalla gravità della disabilità dell’assistito.
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