Commissione ministeriale per la riforma del nuovo codice della crisi d’impresa
Il 1° settembre 2021 entrerà in vigore il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (in breve “CCII”) che andrà a sostituire integralmente – per il futuro – la vigente Legge Fallimentare del’42.
Il nuovo codice è stato introdotto al fine di apportare importanti novità al diritto della crisi e dell’insolvenza; esso risulta maggiormente improntato ad una visione ‘dinamica e prospettica’ in luogo di quella troppo ‘statica’ che caratterizza l’attuale Legge Fallimentare.
Alla luce della necessità di una riforma organica e sistematica della materia, il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, in attuazione della legge 19 ottobre 2017, n. 155, è stato implementato al fine di riformare la legge fallimentare e le procedure concorsuali, per scongiurare il fallimento delle imprese quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà.
A dispetto della lodevole ratio ispiratrice della riforma, la cui finalità principale mira ad assicurare il recupero dell’azienda e la continuità dell’impresa, mediante il ricorso a strumenti di regolazione concordata con finalità conservativa, sembra che la cosiddetta riforma della crisi d’impresa costituisca piuttosto un ritorno all’impianto originario della legge fallimentare del ’42.
Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, infatti, si pone in larga parte in linea di continuità rispetto alla vigente legge fallimentare.
Ciò si evince, chiaramente, dal fatto che ampi settori della vecchia legge fallimentare sono stati riprodotti tali e quali nell’ambito del nuovo codice.
Si pensi, ad esempio, all’intera disciplina della liquidazione coatta amministrativa, nonché alla maggior parte delle norme in materia di liquidazione giudiziale.
D’altra parte, che i contenuti della riforma siano incompatibili con l’attuale fase di grave crisi economica conseguente alla pandemia sembra confermato dalla costituzione, con decreto del 22 aprile, di una Commissione, presso il Ministero di grazia e giustizia, per elaborare proposte di interventi sostanziali sul Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
In particolare, i decreti correttivi si pongono l’obiettivo di:
- integrare e correggere il testo del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza di cui al D.lgs. n. 14/2019,
- chiarire il contenuto delle disposizioni ed
- introdurre modifiche finalizzate a coordinare la disciplina dei differenti istituti.
In più, l’istituzione di tale commissione trae origine anche dalla necessità di dare completa attuazione, anche mediante integrazioni delle disposizioni del Codice della Crisi, alla Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio 29 giugno 2019 n. 2019/1023/UE riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l’esdebitazione e le interdizioni e le misure volte ad aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione.
In data 20 giugno 2019, è stata emanata la Direttiva Europea, la quale intende rafforzare in Europa – per mezzo della previsione di regole affini nelle legislazioni nazionali – la cultura del recupero dell’impresa in crisi, e pare che tale Direttiva verrà recepita dagli Stati membri entro il 17 luglio 2021.
Quindi, anche il nuovo Codice della crisi d’impresa dovrà essere adattato alla Direttiva.
La Commissione di esperti provvederà, in particolare, alla valutazione dell’opportunità di differire l’entrata in vigore di talune norme contenute nel CCI, alla formulazione di proposte concernenti l’integrazione del CCI in attuazione della Direttiva 2019/1023/UE, alla formulazione di proposte di modifica, anche temporanea, di talune norme del CCI in relazione all’emergenza sanitaria in atto.
Dunque, tenendo a mente che la predisposizione delle proposte della Commissione, che si avvarrà anche di un Comitato Scientifico, dovrà essere ultimata entro il 10 giugno 2021, al fine di poter formulare un giudizio definitivo, che sia il più possibile scevro da pregiudizi e condizionamenti, sul nuovo Codice della crisi e dell’impresa, sarà necessario attendere l’emanazione dei decreti correttivi del CCII, che, come detto, si proporranno di intervenire sul contenuto sostanziale del nuovo codice della crisi d’impresa.
Commissione ministeriale per la riforma del nuovo codice della crisi d’impresa
Il 1° settembre 2021 entrerà in vigore il nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza (in breve “CCII”) che andrà a sostituire integralmente – per il futuro – la vigente Legge Fallimentare del’42.
Il nuovo codice è stato introdotto al fine di apportare importanti novità al diritto della crisi e dell’insolvenza; esso risulta maggiormente improntato ad una visione ‘dinamica e prospettica’ in luogo di quella troppo ‘statica’ che caratterizza l’attuale Legge Fallimentare.
Alla luce della necessità di una riforma organica e sistematica della materia, il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, in attuazione della legge 19 ottobre 2017, n. 155, è stato implementato al fine di riformare la legge fallimentare e le procedure concorsuali, per scongiurare il fallimento delle imprese quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà.
A dispetto della lodevole ratio ispiratrice della riforma, la cui finalità principale mira ad assicurare il recupero dell’azienda e la continuità dell’impresa, mediante il ricorso a strumenti di regolazione concordata con finalità conservativa, sembra che la cosiddetta riforma della crisi d’impresa costituisca piuttosto un ritorno all’impianto originario della legge fallimentare del ’42.
Il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, infatti, si pone in larga parte in linea di continuità rispetto alla vigente legge fallimentare.
Ciò si evince, chiaramente, dal fatto che ampi settori della vecchia legge fallimentare sono stati riprodotti tali e quali nell’ambito del nuovo codice.
Si pensi, ad esempio, all’intera disciplina della liquidazione coatta amministrativa, nonché alla maggior parte delle norme in materia di liquidazione giudiziale.
D’altra parte, che i contenuti della riforma siano incompatibili con l’attuale fase di grave crisi economica conseguente alla pandemia sembra confermato dalla costituzione, con decreto del 22 aprile, di una Commissione, presso il Ministero di grazia e giustizia, per elaborare proposte di interventi sostanziali sul Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
In particolare, i decreti correttivi si pongono l’obiettivo di:
- integrare e correggere il testo del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza di cui al D.lgs. n. 14/2019,
- chiarire il contenuto delle disposizioni ed
- introdurre modifiche finalizzate a coordinare la disciplina dei differenti istituti.
In più, l’istituzione di tale commissione trae origine anche dalla necessità di dare completa attuazione, anche mediante integrazioni delle disposizioni del Codice della Crisi, alla Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio 29 giugno 2019 n. 2019/1023/UE riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, l’esdebitazione e le interdizioni e le misure volte ad aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione.
In data 20 giugno 2019, è stata emanata la Direttiva Europea, la quale intende rafforzare in Europa – per mezzo della previsione di regole affini nelle legislazioni nazionali – la cultura del recupero dell’impresa in crisi, e pare che tale Direttiva verrà recepita dagli Stati membri entro il 17 luglio 2021.
Quindi, anche il nuovo Codice della crisi d’impresa dovrà essere adattato alla Direttiva.
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