Published On: 25 Febbraio 2020Categories: IMPRESE, NewsBy

Codice della Crisi d'Impresa Pt. 1 – La tutela della continuità aziendale

12 approfondimenti per comprendere nel dettaglio, passo dopo passo, il Nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza. 

Lo Studio legale Scicchitano, che vanta un’esperienza importante nell’ambito del contenzioso civile e penale e della crisi d’impresa, per i prossimi mesi accompagnerà aziende e professionisti nella comprensione del Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, che riforma la Legge fallimentare e le procedure concorsuali per scongiurare il fallimento delle imprese quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà.

Il tema del primo approfondimento è:

INNOVAZIONE INTRODOTTA DAL NUOVO CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA. LA TUTELA DELLA CONTINUITA’ AZIENDALE.

In tema di crisi d’impresa una delle principali innovazioni introdotte dal “NUOVO CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA E DELL’INSOLVENZA” è la volontà di rafforzare, con riferimento alle procedure concorsuali, il principio della continuità aziendale.

Nell’ambito della crisi di impresa infatti l’imprenditore può porre in essere una serie di attività che gli consentano di evitare il dissesto finanziario.

Più nello specifico, tra queste, la norma fa riferimento al “Concordato Preventivo”.

Tale procedura, inizialmente regolata solo dalla Legge n. 267 del 16 marzo 1942 e successive modifiche (denominata Legge Fallimentare) e poi oggetto di una molteplicità di successivi decreti legislativi, ha lo scopo di ricostituire il patrimonio sociale attraverso il risanamento economico della società e di eliminare lo stato di crisi mediante la predisposizione e proposizione ai creditori di un piano di recupero dell’impresa.

Per effetto della nuova riforma si è voluto operare una inversione di rotta rispetto alla preesistente disciplina dell’istituto e rafforzare il favor per la “continuità” dell’azienda.

In sostanza, per effetto della riforma che entrerà in vigore nel mese di agosto 2020, nell’ambito della procedura concordataria viene riconosciuta una corsia preferenziale per i piani di risanamento che prevedono la ristrutturazione dell’azienda attraverso un piano  ad hoc, di recupero della stessa, che le consenta di sopravvivere preservando la “continuità aziendale”, divenuta finalità preminente.

Ed è infatti questo  il punto di snodo della riforma introdotta dal Nuovo Codice della Crisi d’ Impresa,  come tratteggiata dal D.Lgs n. 14 del 12 gennaio 2019, con il quale si è voluto ridisegnare i contorni della procedura concorsuale finalizzando le modifiche a concretizzare il principio della continuità aziendale, valorizzando la capacità dell’impresa di attivarsi, per contrastare lo stato di crisi, improntando sistemi di gestione strutturati in maniera tale da predisporre piani strategici volti ad una migliore e più fattiva direzione aziendale.

Il nuovo codice attribuisce, quindi, preferenza al concordato preventivo in continuità rispetto al concordato preventivo “liquidatorio”, ormai relegato ad ipotesi residuale.

Il concordato preventivo è quindi diventato per l’imprenditore un valido strumento per contrastare eventuali azioni aggressive verso il patrimonio ed anche anche per favorire la posizione dei creditori, i quali sono sempre più, anch’essi, interessati alla conservazione della continuità aziendale.

Infatti, nell’ambito di una procedura concordataria ispirata dal principio della continuità aziendale, i creditori potranno evitare le lungaggini che la più gravosa procedura del fallimento comporterebbe e recuperare il loro credito in tempi ben più rapidi.

Inoltre, il principio della prevalenza della continuità aziendale è stato espresso dal nuovo codice anche attraverso la sostituzione del “fallimento” con la nuova procedura di “liquidazione giudiziale”, con il conseguente e definitivo abbandono del concetto stesso di “fallimento”, da sempre connotato da forte negatività in quanto evocativo di una sorta di “morte” dell’impresa e della conseguente disfatta dell’imprenditore.

Per concludere, appare evidente come la riforma del Codice della crisi e dell’insolvenza, postuli in sè la possibilità di salvaguardare i valori produttivi dell’azienda limitando, nel caso di crisi della stessa, al minimo il rischio di una loro disgregazione.

 

 

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Codice della Crisi d'Impresa Pt. 1 – La tutela della continuità aziendale

12 approfondimenti per comprendere nel dettaglio, passo dopo passo, il Nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza. 

Lo Studio legale Scicchitano, che vanta un’esperienza importante nell’ambito del contenzioso civile e penale e della crisi d’impresa, per i prossimi mesi accompagnerà aziende e professionisti nella comprensione del Decreto Legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, che riforma la Legge fallimentare e le procedure concorsuali per scongiurare il fallimento delle imprese quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà.

Il tema del primo approfondimento è:

INNOVAZIONE INTRODOTTA DAL NUOVO CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA. LA TUTELA DELLA CONTINUITA’ AZIENDALE.

In tema di crisi d’impresa una delle principali innovazioni introdotte dal “NUOVO CODICE DELLA CRISI D’IMPRESA E DELL’INSOLVENZA” è la volontà di rafforzare, con riferimento alle procedure concorsuali, il principio della continuità aziendale.

Nell’ambito della crisi di impresa infatti l’imprenditore può porre in essere una serie di attività che gli consentano di evitare il dissesto finanziario.

Più nello specifico, tra queste, la norma fa riferimento al “Concordato Preventivo”.

Tale procedura, inizialmente regolata solo dalla Legge n. 267 del 16 marzo 1942 e successive modifiche (denominata Legge Fallimentare) e poi oggetto di una molteplicità di successivi decreti legislativi, ha lo scopo di ricostituire il patrimonio sociale attraverso il risanamento economico della società e di eliminare lo stato di crisi mediante la predisposizione e proposizione ai creditori di un piano di recupero dell’impresa.

Per effetto della nuova riforma si è voluto operare una inversione di rotta rispetto alla preesistente disciplina dell’istituto e rafforzare il favor per la “continuità” dell’azienda.

In sostanza, per effetto della riforma che entrerà in vigore nel mese di agosto 2020, nell’ambito della procedura concordataria viene riconosciuta una corsia preferenziale per i piani di risanamento che prevedono la ristrutturazione dell’azienda attraverso un piano  ad hoc, di recupero della stessa, che le consenta di sopravvivere preservando la “continuità aziendale”, divenuta finalità preminente.

Ed è infatti questo  il punto di snodo della riforma introdotta dal Nuovo Codice della Crisi d’ Impresa,  come tratteggiata dal D.Lgs n. 14 del 12 gennaio 2019, con il quale si è voluto ridisegnare i contorni della procedura concorsuale finalizzando le modifiche a concretizzare il principio della continuità aziendale, valorizzando la capacità dell’impresa di attivarsi, per contrastare lo stato di crisi, improntando sistemi di gestione strutturati in maniera tale da predisporre piani strategici volti ad una migliore e più fattiva direzione aziendale.

Il nuovo codice attribuisce, quindi, preferenza al concordato preventivo in continuità rispetto al concordato preventivo “liquidatorio”, ormai relegato ad ipotesi residuale.

Il concordato preventivo è quindi diventato per l’imprenditore un valido strumento per contrastare eventuali azioni aggressive verso il patrimonio ed anche anche per favorire la posizione dei creditori, i quali sono sempre più, anch’essi, interessati alla conservazione della continuità aziendale.

Infatti, nell’ambito di una procedura concordataria ispirata dal principio della continuità aziendale, i creditori potranno evitare le lungaggini che la più gravosa procedura del fallimento comporterebbe e recuperare il loro credito in tempi ben più rapidi.

Inoltre, il principio della prevalenza della continuità aziendale è stato espresso dal nuovo codice anche attraverso la sostituzione del “fallimento” con la nuova procedura di “liquidazione giudiziale”, con il conseguente e definitivo abbandono del concetto stesso di “fallimento”, da sempre connotato da forte negatività in quanto evocativo di una sorta di “morte” dell’impresa e della conseguente disfatta dell’imprenditore.

Per concludere, appare evidente come la riforma del Codice della crisi e dell’insolvenza, postuli in sè la possibilità di salvaguardare i valori produttivi dell’azienda limitando, nel caso di crisi della stessa, al minimo il rischio di una loro disgregazione.

 

 

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