Separazione: per provare l’infedeltà può bastare anche WhatsApp
Con la sentenza n. 8750/ del 17 marzo 2022, la Corte di Cassazione ha stabilito che per provare l’infedeltà può bastare anche WhatsApp.
L’obbligo di fedeltà coinvolge, oltre che la sfera fisica, anche la sfera emotiva e secondo la Corte di Cassazione, anche una infedeltà solamente platonica giustifica la richiesta di separazione con addebito.
La relazione di un coniuge con estranei rende addebitabile la separazione ai sensi dell’art 151 c.c. quando, in considerazione degli aspetti esteriori con cui è coltivata e dell’ambiente in cui i coniugi vivono, dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà e quindi, anche se non si sostanzi in adulterio, comporti offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge.
Affinché il coniuge tradito possa ottenere l’addebito della separazione (e, in casi estremi, perfino il risarcimento del danno), occorre che si dimostri l’infedeltà che ha subito.
Come si fa?
Per provare il tradimento di un coniuge ci si può avvalere di qualsiasi mezzo, si possono produrre in giudizio anche chat e screenshot che attestano l’avvenuto tradimento.
L’addebito della separazione dopo un tradimento su una chat di WhatsApp o tramite qualsiasi altro mezzo online non è diverso da quello che viene deciso in caso di infedeltà «fisica».
Il traditore:
- non potrà chiedere l’assegno di mantenimento, nemmeno se fosse ridotto alla miseria;
- non avrà diritti sull’eredità dell’ex nel caso in cui il partner dovesse morire prima di lui.
Attenzione, però. L’addebito scatterà nel momento in cui il tradimento via Internet sia stato la vera causa della fine del matrimonio.
Se, invece, anziché essere il motivo scatenante del fallimento ne è una conseguenza, cioè se il rapporto era già compromesso e si sarebbe comunque concluso anche senza il rapporto via chat di uno dei due, a quel punto non ci sarà l’addebito automatico.
Dott.ssa Ilaria Campagna
Separazione: per provare l’infedeltà può bastare anche WhatsApp
Con la sentenza n. 8750/ del 17 marzo 2022, la Corte di Cassazione ha stabilito che per provare l’infedeltà può bastare anche WhatsApp.
L’obbligo di fedeltà coinvolge, oltre che la sfera fisica, anche la sfera emotiva e secondo la Corte di Cassazione, anche una infedeltà solamente platonica giustifica la richiesta di separazione con addebito.
La relazione di un coniuge con estranei rende addebitabile la separazione ai sensi dell’art 151 c.c. quando, in considerazione degli aspetti esteriori con cui è coltivata e dell’ambiente in cui i coniugi vivono, dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà e quindi, anche se non si sostanzi in adulterio, comporti offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge.
Affinché il coniuge tradito possa ottenere l’addebito della separazione (e, in casi estremi, perfino il risarcimento del danno), occorre che si dimostri l’infedeltà che ha subito.
Come si fa?
Per provare il tradimento di un coniuge ci si può avvalere di qualsiasi mezzo, si possono produrre in giudizio anche chat e screenshot che attestano l’avvenuto tradimento.
L’addebito della separazione dopo un tradimento su una chat di WhatsApp o tramite qualsiasi altro mezzo online non è diverso da quello che viene deciso in caso di infedeltà «fisica».
Il traditore:
- non potrà chiedere l’assegno di mantenimento, nemmeno se fosse ridotto alla miseria;
- non avrà diritti sull’eredità dell’ex nel caso in cui il partner dovesse morire prima di lui.
Attenzione, però. L’addebito scatterà nel momento in cui il tradimento via Internet sia stato la vera causa della fine del matrimonio.
Se, invece, anziché essere il motivo scatenante del fallimento ne è una conseguenza, cioè se il rapporto era già compromesso e si sarebbe comunque concluso anche senza il rapporto via chat di uno dei due, a quel punto non ci sarà l’addebito automatico.
Dott.ssa Ilaria Campagna
Recent posts.
Con la pronuncia n. 25472 del 2024, la Corte di Cassazione si è espressa in tema di danno da emotrasfusioni e, in particolare, sulla sussistenza della responsabilità non soltanto della struttura sanitaria ma anche del [...]
L'ordinanza n. 30079 della Corte di Cassazione, emessa il 21 novembre 2024 dalla Sezione Lavoro, si inserisce nell’ambito della giurisprudenza consolidata riguardante il licenziamento disciplinare e il diritto di accesso agli atti durante i procedimenti [...]
Con l’ordinanza n. 26184 del 7 ottobre 2024 la Suprema Corte di Cassazione si esprime sulla questione riguardante la responsabilità dei soci a seguito dell’estinzione della società. La fattispecie da cui trae origine la pronuncia [...]
Recent posts.
Con la pronuncia n. 25472 del 2024, la Corte di Cassazione si è espressa in tema di danno da emotrasfusioni e, in particolare, sulla sussistenza della responsabilità non soltanto della struttura sanitaria ma anche del [...]
L'ordinanza n. 30079 della Corte di Cassazione, emessa il 21 novembre 2024 dalla Sezione Lavoro, si inserisce nell’ambito della giurisprudenza consolidata riguardante il licenziamento disciplinare e il diritto di accesso agli atti durante i procedimenti [...]