Crisi d'Impresa. Piani di risanamento: l'action plan
L’action plan rappresenta un elemento essenziale di ogni piano di risanamento.
Secondo quanto previsto dai “Principi per la redazione dei piani di risanamento” approvati dal CNDCEC il 5 settembre 2017 “L’Action plan rappresenta la descrizione, anche sintetica, delle principali azioni da porre in essere al fine di realizzare la strategia di risanamento individuata nel Piano.
Il suo scopo è quello di rendere concrete le intenzioni strategiche e favorire l’esplicitazione della valutazione di coerenza storico-inerziale tra obiettivi, strategie identificate e modalità operative per il loro raggiungimento” (Link ”Principi per la redazione dei piani di risanamento”, 2017, Sezione n. 8 pag. 24) e vengono indicati alcuni elementi che necessariamente vi devono essere indicati.
L’action plan è quindi una parte essenziale del piano di risanamento poiché in essa debbono essere indicate, secondo una valutazione prospettica dell’imprenditore, le attività ritenute necessarie per far uscire l’impresa dalla situazione di crisi.
La relativa predisposizione, che in astratto potrebbe apparire semplice, in realtà si palesa estremamente complessa in quanto alimentata da una pluralità di fattori che devono essere tutti tenuti presenti.
È di fondamentale importanza che, nel piano, sia posto bene in evidenza il nesso eziologico esistente tra ciascuna attività ed il risultato perseguito attraverso la stessa.
Al fine di ridurre ai minimi termini le conseguenze negative che potrebbero derivare dall’eventuale insuccesso dell’action plan, o comunque dal raggiungimento di risultati inferiori rispetto a quelli originariamente preventivati, sarebbe opportuno che l’imprenditore in crisi predisponga un programma di “emergenza” (il c.d. “piano di contingency”) contemplante l’indicazione di azioni alternative da porre in essere nel caso di mancato raggiungimento del risultato.
Inoltre sarebbe opportuno indicare, per ogni azione, il rapporto tra i oneri economici ed il risultato perseguito al fine di consentire la valutazione delle conseguenze che nel riceveranno i creditori.
Inoltre, al fine di garantire un constante controllo sull’efficienza delle varie azioni, sarebbe necessario indicare per ciascuna azione dei traguardi intermedi che consentano all’imprenditore di valutare se l’azione programmata per il raggiungimento di un determinato risultato si sta dimostrando idonea al conseguimento dello stesso.
Inoltre è parimenti importante l’individuazione della “figura responsabile” per ciascuna attività.
Allo stesso modo, nella parte del piano di risanamento dedicata alla descrizione dell’action plan, dovrà essere indicata l’incidenza di ciascuna attività nell’organizzazione dell’impresa, ad esempio: l’incidenza ai fini del buisness model, sull’organizzazione aziendale (in particolar modo su quella manageriale e sull’organico aziendale), sull’organizzazione commerciale dell’impresa.
Sempre nella descrizione delle attività dell’ action plan sarà, parimenti, importante indicare: tutte le condizioni e le eventuali restrizioni che possono influenzare lo svolgimento delle singole attività, il grado di probabilità di raggiungimento del relativo risultato tenendo conto del rischio connesso a ciascuna operazione, le conseguenze che potrebbero eventualmente derivare dal mancato raggiungimento del risultato e l’eventuale disponibilità di strumenti idonei a contenere tali conseguenze, l’analisi comparativa tra le singole attività dell’ action plan ed i tentativi che l’impresa ha effettuato in passato con il compimento delle stesse.
Fondamentale è anche l’indicazione del periodo temporale di svolgimento delle varie attività programmate.
Infatti l’ action plan, in quanto diretta a porre rimedio alla crisi d’impresa ed a consentirne il superamento almeno nel breve periodo, deve necessariamente avere una durata.
Se il piano di risanamento altro non è che il c.d. “piano industriale” posto in essere in una fase di crisi dell’impresa, allora tutte le necessarie indicazioni sopra rappresentate in riferimento alla c.d. action plan dovrebbero ricalcare quanto previsto nella “Guida al Piano Industriale” predisposto dalla Borsa Italiana, proprio per questo obiettivo.
Ovviamente le attività contemplate saranno diverse a seconda che il piano di ristrutturazione dell’impresa sia da qualificarsi come piano liquidatorio (e quindi contemplante la graduale dismissione degli assets aziendali per il ripianamento dell’esposizione debitoria) o in continuità (e quindi contemplante la conservazione del valore aziendale attraverso la continuazione dell’attività di impresa ed il ripianamento dell’esposizione debitoria attraverso il ricavato della continuazione.
A tale ultimo riguardo si rappresenta che, attraverso le ultime leggi di riforma, il legislatore ha inteso attribuire preferenza a piani di risanamento o programmi di ristrutturazione aziendale che contemplino la continuità aziendale.
Mette conto rilevare che la Commissione Europea, il 22 novembre 2016, ha elaborato un’apposita raccomandazione in cui espressamente si afferma che in ogni stato membro “è opportuno che il debitore possa disporre di un quadro di ristrutturazione che gli consenta di far fronte alle difficoltà finanziarie in una fase precoce, quando è probabile che l’insolvenza possa essere evitata e la continuazione dell’attività assicurata”.
Nel nostro ordinamento la preferenza verso piani di risanamento fondati sulla continuazione dell’attività aziendale è oggi espressa nell’art. 2 della legge delega n. 155/2017, approvata lo scorso 19 ottobre 2017 e con la quale – nell’indicare i principi di elaborazione del nuovo diritto concorsuale – è stata prevista espressamente la necessità di “dare priorità di trattazione, fatti salvi i casi di abuso, alle proposte che comportino il superamento della crisi assicurando la continuità aziendale…riservando la liquidazione giudiziale ai casi nei quali non sia proposta un’idonea soluzione alternativa”.
In conclusione deve rilevarsi che l’elaborazione di un corretto action plan, sia nelle ipotesi di risanamento in continuità che nel caso di attività liquidatoria, è estremamente importante poiché da essa dipenderà lo stesso piano di risanamento e quindi la sopravvivenza dell’impresa e dell’imprenditore.
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Il suo scopo è quello di rendere concrete le intenzioni strategiche e favorire l’esplicitazione della valutazione di coerenza storico-inerziale tra obiettivi, strategie identificate e modalità operative per il loro raggiungimento” (Link ”Principi per la redazione dei piani di risanamento”, 2017, Sezione n. 8 pag. 24) e vengono indicati alcuni elementi che necessariamente vi devono essere indicati.
L’action plan è quindi una parte essenziale del piano di risanamento poiché in essa debbono essere indicate, secondo una valutazione prospettica dell’imprenditore, le attività ritenute necessarie per far uscire l’impresa dalla situazione di crisi.
La relativa predisposizione, che in astratto potrebbe apparire semplice, in realtà si palesa estremamente complessa in quanto alimentata da una pluralità di fattori che devono essere tutti tenuti presenti.
È di fondamentale importanza che, nel piano, sia posto bene in evidenza il nesso eziologico esistente tra ciascuna attività ed il risultato perseguito attraverso la stessa.
Al fine di ridurre ai minimi termini le conseguenze negative che potrebbero derivare dall’eventuale insuccesso dell’action plan, o comunque dal raggiungimento di risultati inferiori rispetto a quelli originariamente preventivati, sarebbe opportuno che l’imprenditore in crisi predisponga un programma di “emergenza” (il c.d. “piano di contingency”) contemplante l’indicazione di azioni alternative da porre in essere nel caso di mancato raggiungimento del risultato.
Inoltre sarebbe opportuno indicare, per ogni azione, il rapporto tra i oneri economici ed il risultato perseguito al fine di consentire la valutazione delle conseguenze che nel riceveranno i creditori.
Inoltre, al fine di garantire un constante controllo sull’efficienza delle varie azioni, sarebbe necessario indicare per ciascuna azione dei traguardi intermedi che consentano all’imprenditore di valutare se l’azione programmata per il raggiungimento di un determinato risultato si sta dimostrando idonea al conseguimento dello stesso.
Inoltre è parimenti importante l’individuazione della “figura responsabile” per ciascuna attività.
Allo stesso modo, nella parte del piano di risanamento dedicata alla descrizione dell’action plan, dovrà essere indicata l’incidenza di ciascuna attività nell’organizzazione dell’impresa, ad esempio: l’incidenza ai fini del buisness model, sull’organizzazione aziendale (in particolar modo su quella manageriale e sull’organico aziendale), sull’organizzazione commerciale dell’impresa.
Sempre nella descrizione delle attività dell’ action plan sarà, parimenti, importante indicare: tutte le condizioni e le eventuali restrizioni che possono influenzare lo svolgimento delle singole attività, il grado di probabilità di raggiungimento del relativo risultato tenendo conto del rischio connesso a ciascuna operazione, le conseguenze che potrebbero eventualmente derivare dal mancato raggiungimento del risultato e l’eventuale disponibilità di strumenti idonei a contenere tali conseguenze, l’analisi comparativa tra le singole attività dell’ action plan ed i tentativi che l’impresa ha effettuato in passato con il compimento delle stesse.
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