Concorrenza sleale: al danneggiato l'obbligo di provare la perdita patrimoniale
Con la sentenza n. 5848/2013 la Corte di Cassazione si è pronunciata in materia di concorrenza sleale ed in particolare in ordine ai presupposti occorrenti affinché possa avanzarsi una richiesta di risarcimento dei danni.
La concorrenza sleale è una condotta perseguibile ai fini civili ex art. 2598 cod. civ. ed è una fattispecie ricorrente ogniqualvolta un’azienda ponga in essere comportamenti atti a screditare altra impresa concorrente oppure ad indurre in errore o confusione il pubblico.
La norma in discorso, oltre a fornire un elenco di condotte che integrano tale illecito presenta una disposizione con formulazione generica, capace di attrarre in sé una molteplicità di condotte, per la quale compie concorrenza sleale chi “si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”.
Proprio per tale ragione la Suprema Corte, nel respingere la richiesta di risarcimento danni avanzati da un’impresa per aver subito atti di concorrenza sleale, ha affermato il principio per cui, affinché sia integrata la fattispecie, è necessario accertare che la lesione della reputazione professionale o commerciale abbia causato una perdita patrimoniale e dunque occorre che la danneggiata fornisca la prova, anche eventualmente per mezzo di presunzioni semplici, della perdita patrimoniale subita e della non futilità del danno ricevuto.
Concorrenza sleale: al danneggiato l'obbligo di provare la perdita patrimoniale
Con la sentenza n. 5848/2013 la Corte di Cassazione si è pronunciata in materia di concorrenza sleale ed in particolare in ordine ai presupposti occorrenti affinché possa avanzarsi una richiesta di risarcimento dei danni.
La concorrenza sleale è una condotta perseguibile ai fini civili ex art. 2598 cod. civ. ed è una fattispecie ricorrente ogniqualvolta un’azienda ponga in essere comportamenti atti a screditare altra impresa concorrente oppure ad indurre in errore o confusione il pubblico.
La norma in discorso, oltre a fornire un elenco di condotte che integrano tale illecito presenta una disposizione con formulazione generica, capace di attrarre in sé una molteplicità di condotte, per la quale compie concorrenza sleale chi “si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale e idoneo a danneggiare l’altrui azienda”.
Proprio per tale ragione la Suprema Corte, nel respingere la richiesta di risarcimento danni avanzati da un’impresa per aver subito atti di concorrenza sleale, ha affermato il principio per cui, affinché sia integrata la fattispecie, è necessario accertare che la lesione della reputazione professionale o commerciale abbia causato una perdita patrimoniale e dunque occorre che la danneggiata fornisca la prova, anche eventualmente per mezzo di presunzioni semplici, della perdita patrimoniale subita e della non futilità del danno ricevuto.
Recent posts.
Con la sentenza n. 192, pubblicata il 3 dicembre 2024, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla Legge 26/06/2024, n. 86, meglio conosciuta come la legge Calderoli, a seguito dei ricorsi presentati da quattro Regioni: [...]
In tema di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, meglio noto come caporalato, è intervenuta una recente sentenza (n. 43662/2024) della seconda sezione penale della Corte di cassazione, offrendo una rilevante interpretazione in merito all’applicabilità [...]
Supplenza annuale come “prospettiva di insegnamento” che giustifica l’accesso alla carta del docente
Con la sentenza 26.11.2024, il Tribunale del Lavoro di Verona ha riconosciuto il diritto dei docenti con supplenze annuali ad usufruire della Carta del Docente, disponendo la condanna del Ministero dell’Istruzione al risarcimento di una [...]
Recent posts.
Con la sentenza n. 192, pubblicata il 3 dicembre 2024, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla Legge 26/06/2024, n. 86, meglio conosciuta come la legge Calderoli, a seguito dei ricorsi presentati da quattro Regioni: [...]
In tema di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, meglio noto come caporalato, è intervenuta una recente sentenza (n. 43662/2024) della seconda sezione penale della Corte di cassazione, offrendo una rilevante interpretazione in merito all’applicabilità [...]