Responsabilità amministrativa degli enti, cosa deve fare il giudice in caso di misure cautelari interdittive
Con decreto legislativo n. 231 del 2001 venne introdotta per la prima volta la responsabilità amministrativa degli enti. L’approvazione di tale decreto ha segnato una rilevante inversione di tendenza, se si considera che fino ad allora il nostro sistema giuridico era fondato sul brocardo latino “societas delinquere non potest”. E’ proprio con la sua introduzione che anche le persone giuridiche possono essere sanzionate.
Con la sentenza n. 10903 del 07 marco 2013, la Suprema Corte ha dettato i criteri che devono essere seguiti dal giudice nel caso di emanazione dell’ordinanza applicativa delle misure cautelari interdittive, previste nei casi di responsabilità amministrativa degli enti.
Tali criteri sono fondamentalmente due. In primo luogo, la motivazione inerente gli indizi di colpevolezza dell’ente non può concretizzarsi in un mero richiamo di quella addotta nell’ordinanza applicativa della misura cautelare personale nei confronti dell’autore (persona fisica) del reato presupposto; in secondo luogo, l’obbligo per il giudice, a pena di nullità, di specificare i motivi per i quali non ha ritenuto rilevanti le tesi della difesa dell’ente.
Responsabilità amministrativa degli enti, cosa deve fare il giudice in caso di misure cautelari interdittive
Con decreto legislativo n. 231 del 2001 venne introdotta per la prima volta la responsabilità amministrativa degli enti. L’approvazione di tale decreto ha segnato una rilevante inversione di tendenza, se si considera che fino ad allora il nostro sistema giuridico era fondato sul brocardo latino “societas delinquere non potest”. E’ proprio con la sua introduzione che anche le persone giuridiche possono essere sanzionate.
Con la sentenza n. 10903 del 07 marco 2013, la Suprema Corte ha dettato i criteri che devono essere seguiti dal giudice nel caso di emanazione dell’ordinanza applicativa delle misure cautelari interdittive, previste nei casi di responsabilità amministrativa degli enti.
Tali criteri sono fondamentalmente due. In primo luogo, la motivazione inerente gli indizi di colpevolezza dell’ente non può concretizzarsi in un mero richiamo di quella addotta nell’ordinanza applicativa della misura cautelare personale nei confronti dell’autore (persona fisica) del reato presupposto; in secondo luogo, l’obbligo per il giudice, a pena di nullità, di specificare i motivi per i quali non ha ritenuto rilevanti le tesi della difesa dell’ente.
Recent posts.
Con la sentenza n. 192, pubblicata il 3 dicembre 2024, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla Legge 26/06/2024, n. 86, meglio conosciuta come la legge Calderoli, a seguito dei ricorsi presentati da quattro Regioni: [...]
In tema di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, meglio noto come caporalato, è intervenuta una recente sentenza (n. 43662/2024) della seconda sezione penale della Corte di cassazione, offrendo una rilevante interpretazione in merito all’applicabilità [...]
Supplenza annuale come “prospettiva di insegnamento” che giustifica l’accesso alla carta del docente
Con la sentenza 26.11.2024, il Tribunale del Lavoro di Verona ha riconosciuto il diritto dei docenti con supplenze annuali ad usufruire della Carta del Docente, disponendo la condanna del Ministero dell’Istruzione al risarcimento di una [...]
Recent posts.
Con la sentenza n. 192, pubblicata il 3 dicembre 2024, la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla Legge 26/06/2024, n. 86, meglio conosciuta come la legge Calderoli, a seguito dei ricorsi presentati da quattro Regioni: [...]
In tema di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, meglio noto come caporalato, è intervenuta una recente sentenza (n. 43662/2024) della seconda sezione penale della Corte di cassazione, offrendo una rilevante interpretazione in merito all’applicabilità [...]